Le attività progettuali mirano a potenziare i servizi di accoglienza e sostegno di donne e minori a carico, rafforzando la rete dei servizi territoriali. Nello specifico sarà organizzato un corso di formazione finalizzato a dotare le équipe dei centri antiviolenza di competenze specifiche e a strutturare sportelli di orientamento e accompagnamento al lavoro per l’inclusione lavorativa delle donne vittime di violenza e attivare tirocini finanziati da borse lavoro destinati alle stesse. Questo intervento, rafforzerà sia la collaborazione tra i centri della Provincia di Reggio Calabria sia il servizio di orientamento lavorativo offerto dagli stessi alle donne vittime di violenza. Sarà potenziato lo sportello lavoro del Centro, aggiungendo il servizio di consulenza alle donne vittime di violenza che desiderano avviare un’impresa. Saranno inoltre programmati degli interventi per il sostegno dei minori a carico delle donne vittime, con la collaborazione delle scuole, presso le quali saranno svolti dei seminari per sensibilizzare gli studenti e rilevare casi a rischio.
Attivazione di un percorso di formazione destinato alle operatrici dei centri antiviolenza mirato all’acquisizione di competenze in orientamento e inserimento lavorativo delle donne accolte nei centri antiviolenza; Gli argomenti oggetto de corso saranno i seguenti:
Consulenza, formazione e supporto per costituzione e avvio di realtà imprenditoriali gestite da donne vittime di violenza.
Attività di sostegno scolastico e laboratoriale per minori a carico di donne vittime di violenza. Gli incontri settimanali, effettuati alla presenza di operatrici qualificate con il supporto della psicologa, prevedono una prima fase di affiancamento ai minori nella realizzazione dei compiti, al fine di migliorare le performance scolastiche soprattutto laddove queste non rappresentino le reali capacità del minore e di cui egli stesso ha, talvolta, poca consapevolezza. Accanto a questo, obiettivo fondamentale è quello di aiutare i minori a sperimentare nuove modalità relazionali. In tal senso compito delle operatrici è quello di creare momenti specifici di “gioco/laboratorio” guidato affinché i bambini, tramite strumenti ludici adeguati, possano verbalizzare e sperimentare in un contesto protetto le proprie emozioni e i vissuti, spesso difficili da nominare e riconoscere.
Attraverso il progetto RINASCITA,
il Centro d’Ascolto Ariel intende potenziare il servizio di supporto psicologico alle donne vittime di violenza. Si ritiene infatti che tale servizio sia fondamentale per aiutare le donne vittime ad uscire dal baratro del silenzio protratto negli anni, sfondando i confini della paura, dell’impotenza e della vergogna. E’ proprio partendo dalla possibilità di intraprendere un percorso strutturato (individuale e di gruppo) dove accoglienza, ascolto, empatia, reciprocità, fiducia, accettazione incondizionata, assenza di giudizio, comprensione sono le parole chiave, che le donne possono acquisire una nuova consapevolezza di sè stesse in un’ottica di empowerement. Iniziare un percorso di supporto psicologico rappresenta quasi sempre il catalizzatore per l’avvio di altri importanti (e necessari) percorsi, quali la denuncia, percorsi personalizzati di protezione, pratiche di separazione, ricerca di un lavoro, sostegno psicologico ai figli, etc. . La violenza, in ogni sua forma, ha sempre un impatto negativo sulla salute globale delle vittime (nel breve, medio e lungo termine). Le conseguenze possono essere dirette o indirette, sia sul piano fisico che psicologico (es. problemi di natura emotiva, comportamentale e relazionale, insorgenza di psicopatologie, messa in atto di comportamenti a rischio) compresa la vita sessuale e riproduttiva della donna. Anche dal punto di vista del funzionamento sociale della donna vittima di violenza è possibile osservare una sua generale compromissione caratterizzata principalmente da: ritiro e isolamento sociale (anche rispetto alle relazioni più significative); perdita del lavoro; compromissione della capacità genitoriale (reale e/o percepita); compromissione della propria capacità di autodeterminazione, del proprio senso di efficacia e del livello di autostima, aspetto che mina la percezione non solo della donna (rispetto a sè stessa) ma anche degli altri circa la possibilità di queste donne di agire efficacemente nel loro mondo. Di fronte a questo scenario, diventa fondamentale poter offrire un aiuto professionale in modo che le donne possano raccontare e condividere a piccoli passi la loro storia, facendo emergere vissuti, emozioni, pensieri, paure, fantasie, desideri, risorse in modo da poter rinarrarsi con nuovi occhi e da nuove prospettive così da scrivere un nuovo futuro.
La presente proposta prevede due tipologie di supporto psicologico:
Sostegno psicologico individuale. Si configura come una vera e propria psicoterapia breve a obiettivi che è importante che vengano concordati e condivisi con la donna per il buon esito del percorso stesso. Si prevedono circa 15 incontri a cadenza settimanale/quindicinale (con follow up a distanza di due mesi al termine del percorso). Il numero complessivo degli incontri potrà essere rimodulato in base alle esigenze/bisogni della donna. Il percorso mira ad offrire uno spazio “protetto”, personale, professionale e strutturato di ascolto e sostegno dei vissuti e delle esperienze traumatiche che ogni donna porta con sè e dentro di sè, in modo da promuoverne l’elaborazione in un ottica di attribuzione di senso e coerenza per far sì che ogni donna possa reinserire queste esperienze all’interno del proprio percorso di vita forti di una nuova consapevolezza. Il sostegno psicologico, inoltre, si pone l’obiettivo di stimolare la riflessione e l’emersione di tutte quelle risorse, di cui ogni donna è portatrice, che fino a quel momento sono rimaste latenti/inesplorate/inascoltate/nascoste. Ciò contribuirà a potenziare l’acquisizione di una sempre maggiore autonomia, autodeterminazione e capacità di adattamento alle nuove condizioni di vita permettendo alle assistite di sperimentare un vissuto di libertà e autoefficacia, sia come persone che come madri. Nei casi in cui si ritenga la famiglia di origine un forte punto di riferimento per l’assistita e una valida risorsa per un’elaborazione più efficace delle dinamiche traumatiche vissute, oltre che strumento fondamentale per lo sviluppo e/o la sperimentazione di dinamiche relazionali sane e funzionali, è possibile prevedere (parallelamente al percorso individuale) degli incontri familiari per un totale di 10 sedute a cadenza quindicinale.
Sostegno piscologico di gruppo. I gruppi di sostegno, condotti e supervisionati dalla psicologa, hanno l’obiettivo di potenziare la forza emotiva e psicologica, riattivare le risorse individuali e collettive delle partecipanti attraverso la condivisione di storie, di vissuti, di emozioni, di sogni e di speranze simili ma diversi in quanto propri di ogni donna nell’unicità della prorpia storia e del proprio essere. La possibilità di condividere e di ascoltare l’altra in un contesto “protetto” fatto di ascolto, supporto, comprensione e assenza di giudizio, crea un senso di appartenenza, di “sorellanza”, di solidarietà, diminuisce il senso di solitudine, di vergogna e inadeguatezza (non sono l’unica ad aver vissuto tutto questo), alimenta la speranza (soprattutto ascoltando sotrie di rinascita, di chi ce l’ha fatta ad uscire dal tunnel della violenza), è fonte di apprendimento di nuove strategie di coping, problem solving (come l’altra si è comportata in quella determinata situazione?), stimola la riflessione sulle proprie risorse (cosa so/posso fare io?). Tutto ciò può aiutare queste donne nella ricostruzione del proprio Sè autentico, consapevole, ri-generato, ri-conquistato. Inoltre, il contesto gruppo presenta alcune peculiarità che lo rendono adatto alle donne vittime di violenza in quanto la figura della psicologa può apparire meno minacciosa e soverchiante rispetto al colloquio clinico singolo, facilitando la costruzione di relazioni di uguaglianza. La narrazione della relazione violenta spesso connotata da reticenza, vergogna e umiliazione può essere particolarmente difficile per talune e più facile per altre donne che la trovano liberatoria. La dinamica di gruppo permetterebbe al gruppo di “scaldarsi" e ad altre donne il tempo di riorganizzare i pensieri rispetto ai propri vissuti, per elaborare le parole adatte a condividere l'esperienza, il coraggio e la fiducia nell’altra. La durata del sostegno psicologico di gruppo dipenderà dalla capacità delle partecipanti ad elaborare emotivamente ed a condividere la propria esperienza.
Laddove nel percorso si presenti la necessità o nel caso ci sia una richiesta specifica, possono prevedersi colloqui con i figli minori di età, ulteriori vittime della violenza domestica. Le conseguenze derivanti dalla violenza assistita sui minori possono manifestarsi a breve e lungo termine e possono compromettere un sano ed equilibrato sviluppo fisico, cognitivo e psico-emotivo del minore stesso. Il fatto che le violenze avvengano nella maggior parte dei casi nell’ambito familiare (e quindi reiterati nel tempo) ne comporta la loro cronicità e, dunque, gravità. La gravità degli esiti delle forme di violenza assistita, inoltre, sarà tanto maggiore quanto più il maltrattamento è ripetuto nel tempo e rimane non identificato, vi è un forte legame di dipendenza tra vittima e abusante e il vissuto traumatico rimane non espresso e non elaborato. In letteratura è stata riscontrata una forte correlazione tra violenza assistita e insorgenza di patologie psicologiche e psichiatriche come l’ansia, il disturbo post-traumatico da stress, la depressione, la psicosi, la scarsa autostima, il suicidio, la dipendenza da nicotina, alcool, sostanze stupefacenti, comportamenti sessuali a rischio, disturbi della sfera alimentare (anoressia, bulimia), obesità e disturbi “psicosomatici”. Sul piano delle relazioni significative, “la violenza domestica, in misura diversa a seconda della sua gravità, danneggia le competenze genitoriali, influenzando e compromettendo fortemente la relazione con figlie e figli” (CISMAI) non soltanto con il genitore maltrattante ma anche con il genitore maltrattato. In questo contesto, lo sviluppo di Modelli di Attaccamento disfunzionali e Modelli Operativi Interni inadeguati sono alcune delle conseguenze. “Assistere alla violenza del padre nei confronti della madre non solo crea confusione nel mondo interiore dei bambini su ciò che è affetto, intimità, violenza, ma va anche a minare il cuore delle relazioni primarie e quindi lo sviluppo di un attaccamento sicuro. I bambini vittime di violenza assistita necessitano di tempestivi interventi riparativi mirati/specialistici a livello individuale e della relazione madre-bambino” (CISMAI). In questa prospettiva, l’intervento di sostegno si propone la precoce rilevazione di segni e sintomi comportamentali e relazionali e la costruzione di specifici percorsi (individuali, di gruppo e della coppia madre-figlio) attraverso dei laboratori psico socioeducativi, condotti dalla psicologa con il supporto delle operatrici del Centro.
Infine il progetto prevede la realizzazione di materiale informativo e divulgativo da distribuirsi sul territorio provinciale per sensibilizzare le donne a rivolgersi ai centri antiviolenza e promuovere i servizi del Centro.
OBIETTIVI
L’impegno in prima linea dell’Associazione nella messa in sicurezza e nei percorsi di uscita dalla violenza delle donne e dei loro figli e figlie, comporta l’obbligo politico di lavorare nella prevenzione della violenza di genere che trova forza negli stereotipi e meccanismi culturali diffusi. Con il progetto IN RETE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE il Centro vuole coinvolgere le scuole di ogni ordine e grado, gli asili, le ludoteche ed i centri di aggregazione del territorio calabrese nella rete di servizi a contrasto della violenza di genere, lavorando con e sui minori (bambini e adolescenti) con l’obiettivo di favorirne la crescita, considerando il “genere” come apprendimento necessario, di sé, degli altri e delle altre. L’Associazione crede infatti che l’educazione al rispetto di sé e la cura delle relazioni tra pari costituiscono le basi sicure per la formazione di nuove generazioni, pronte a costruire una società che promuove una cultura di genere non-sessista e paritaria.
Il progetto proposto prevede una serie di interventi volti a promuovere le pari opportunità uomo-donna e capaci di educare i giovani all’equa distribuzione delle responsabilità sia all’interno della famiglia che nel più ampio contesto sociale.
Nello specifico, i percorsi di prevenzione per adolescenti consisteranno nell’organizzazione di focus sull’alfabetizzazione emotiva, la de-strutturazione degli stereotipi di genere, l’attivazione di letture critiche del fenomeno della violenza. Gli interventi adotteranno metodologie relazionali innovative, in un’ottica di genere, rivolte ai ragazzi e alle ragazze. Si prediligeranno metodologie di comunicazione attive che facilitano la partecipazione degli/le studenti/esse e che puntano su un apprendimento che coinvolgerà sia il piano emotivo che quello intellettuale. L’approccio adottato pone al centro delle attività del gruppo-classe, la “relazione” tra pari e tra generazioni.
I giovani coinvolti nelle attività di prevenzione saranno altresì supportati nella realizzazione di uno spot/video che affronterà il tema cruciale della violenza e della discriminazione di genere.
Il Centro ritiene che la prevenzione della violenza contro le donne e i bambini deve iniziare dalla scuola dell’infanzia, anzi, ancor prima: dall’asilo nido. L’esercizio della cooperazione e della condivisione, l’abitudine all’ascolto partecipe, all’empatia, al rispetto, soprattutto se promossi sin dalla tenera età, incentivano lo sviluppo di un clima di accoglienza, prevengono fenomeni di discriminazione ed esclusione e favoriscono la capacità di stare in una relazione in cui la forza personale non si traduce e non si esprime nel dominio sull’altro.
La prima forma di prevenzione resta la costruzione di una rete di relazioni buone intorno ai minori: i servizi educativi e la scuola svolgono un ruolo fondamentale, affinché i bambini e le bambine vittime di violenza sia assistita sia diretta riescano a trovare adulti disposti ad ascoltarli, ad essere testimoni solleciti della loro esperienza. A tale scopo, il Centro prevede di realizzare anche attività presso asili nido, ludoteche e scuole dell’infanzia che intendono collaborare nell’iniziativa proposta.
Nello specifico saranno organizzate Attività ludico-ricreative in collaborazione con il personale della struttura educativa. Le stesse consisteranno in interventi di tipo educativo per promuovere, attivare e sostenere, all’interno di un clima sereno, risorse e potenzialità di crescita individuale, di relazione e di inserimento sociale attraverso il gioco.
Nello svolgimento dei percorsi di prevenzione potranno emergere situazioni di rischio. Il Centro ha pertanto previsto la realizzazione di attività laboratoriali presso la propria sede che coinvolgano mamme e minori e poter così avviare un’azione di protezione tempestiva. Nello specifico, saranno programmati dei percorsi psico-socio-educativi volti a rispondere ad esigenze emotive e a rafforzare la relazione mamma-bambino/a spesso danneggiata dalla violenza subita.
Questo progetto mira a porre in essere azioni per la promozione dell’empowerment per le donne che subiscono violenza da partner o ex partner nelle relazioni di intimità. Questa violenza presenta dinamiche particolarmente problematiche, pericolose e recidivanti nel tempo, le cui conseguenze possono essere affrontate solo con interventi strutturati, e a lungo termine, a favore dei soggetti oggetto di violenza (donne e minori). Obiettivo del progetto è quello di favorire la costruzione e la realizzazione di percorsi individualizzati di uscita dalla violenza per le donne e i loro figli/e in un’ottica di sostegno all’empowerment puntando alla integrazione in una società che, chi ha subito violenza, deve poter percepire come sicura ed affidabile. Tra le azioni necessarie si inscrivono tutte le strategie utili a configurare una condizione esistenziale che possa aumentare il livello di autonomia e di emancipazione delle donne. Partendo dal presupposto che ogni donna che chiede aiuto alle agenzie pubbliche e private e al centro antiviolenza è portatrice di bisogni, richieste, desideri, vincoli e risorse legati al proprio vissuto di violenza e alla propria biografia, ed è importante che le strategie siano pensate, co-costruite e realizzate insieme alla donna, quale soggetto attivo del percorso di uscita dalla violenza.
Nella nostra realtà locale, come in molti paesi europei, i dati che vengono raccolti dai Centri sono la fonte principale di informazione sul fenomeno della violenza contro le donne a cui altri soggetti, pubblici e privati, fanno riferimento, per ricostruire un quadro conoscitivo sul quale basare le proprie azioni. La violenza contro le donne, in particolare quella domestica, è una questione complessa che riguarda molti aspetti della vita delle donne: la salute, il proprio equilibrio psico-fisico, le proprie relazioni sociali ed affettive, il lavoro e l’autonomia economica. Per riflesso, nelle risposte alle richieste di aiuto delle donne sono coinvolte molte agenzie territoriali: Servizi Sociali, ASL, Ospedali, Forze dell’Ordine e Tribunali. Nelle situazioni di maltrattamento sono inoltre coinvolti altri soggetti, portatori anch’essi di bisogni, vincoli e difficoltà: figli/e, famiglie d’origine, comunità di riferimento. Le richieste esplicitate dalle donne, quando scelgono di intraprendere un percorso di uscita dalla violenza, attengono principalmente al tema della protezione e della sicurezza, della gestione dei figli, dell’autonomia economica, della reperibilità di una casa. Se queste richieste rimandano a bisogni materiali e concreti, i quali possono manifestarsi con livelli di urgenza differenti da caso a caso, sussistono bisogni impliciti e meno tangibili ma altrettanto determinanti nello svelamento della situazione di violenza subita e nella costruzione di un rapporto di fiducia con chi le accoglie: la vergogna, la paura di non essere credute, il senso di colpa. Le donne hanno quindi bisogno di essere sostenute per poter immaginare la loro vita al riparo dalla paura, dall’isolamento e dalla svalorizzazione. Uscire dalla violenza, soprattutto se agita dal partner, è un percorso difficile sia per le conseguenze che la violenza produce sulle donne sia per le risposte parziali che ancora troppe volte le donne ricevono nelle loro richieste di aiuto. I colloqui di accoglienza con le donne, presso il centro antiviolenza, secondo una metodologia basata sulla relazione tra donne, con personale specificatamente formato, sono il punto di partenza di tutte le azioni successive previste da questa proposta progettuale. Al centro c’è la donna con a fianco il centro antiviolenza, intorno a lei tutti gli altri soggetti a cui la donna può accedere, autonomamente, seppur sostenuta dal Centro: se, come e quando vuole. In questa visione la centralità viene riconosciuta alla donna e il valore specifico del centro antiviolenza sta proprio nel fatto di affiancarsi a lei, senza indirizzarla necessariamente verso l’una strada o l’altra; nel valore assegnato alla relazione fra donne per uscire dalla violenza; nelle competenze specifiche delle operatrici in materia di violenza; nella conoscenza che esse hanno delle risorse disponibili per farvi fronte. Per le donne con figli la situazione si complica, i bambini infatti subiscono la violenza perpetrata sulle madri in termini estremamente traumatici, talvolta prendendovi parte direttamente, altre assistendo impotenti, altre ancora percependo la gravità della violenza.
Elencate di seguito le azioni previste dal progetto.
Nei percorsi particolarmente complessi di uscita dalla violenza, in cui assenti o molto scarse sono le risorse a disposizione della donna in termini per esempio di reti familiare, sociale, amicale, conoscenze linguistiche e/o del territorio, povertà economica e/o impoverimento conseguente alla esperienza di violenza, il Centro intende offrire alle proprie utenti, in collaborazione con la rete di servizi a favore delle donne vittime di violenza, pacchi con alimenti, vestiario e beni di prima necessità. Sarà inoltre fornita la possibilità di consumare pasti caldi quotidianamente presso la mensa sociale di una delle associazioni che collabora con il Centro.
Il Centro fornirà informazioni sul complesso dei servizi e delle prestazioni sociali, sanitarie, educative e culturali, sia pubbliche che private, presenti sul territorio. In collaborazione con il centro di assistenza fiscale della rete di servizi creata, provvederà alla compilazione delle domande utili per ottenere bonus sociali. Il servizio utilizzerà i seguenti strumenti:
Il mondo del lavoro è il contesto in cui le donne possono trovare un primo luogo di riscatto. Riuscire in tempi brevi a costruirsi le pre-condizioni per avvicinarsi o ri-avvicinarsi al lavoro è fondamentale Il progetto vuole offrire alle donne la possibilità di svolgere percorsi che prevedano azioni di orientamento e individuazione delle competenze personali nonché di scambio di strategie di coping e di sperimentazioni di sé in contesti formativi e produttivi. Attraverso il proprio Sportello Lavoro in Rosa saranno attivati dei percorsi di orientamento con l’obiettivo di accelerare l’acquisizione di strumenti di orientamento da parte della donna, al fine di muoversi in maniera più agevole nel mercato del lavoro e di potenziare le sue risorse per favorirne l’empowerment. Ogni percorso, condotto da un’operatrice esperta di orientamento al lavoro ha una durata massima di 2 mesi con incontri a cadenza settimanale. A queste attività si aggiungono: - supporto nella costruzione del curriculum - accompagnamenti per la consegna del curriculum – mappatura delle “agenzie” di lavoro sul territorio - colloqui di lavoro simulati. In collaborazione con le realtà della rete dei servizi, lo Sportello provvederà altresì alla ricerca di un’occupazione lavorativa dopo il percorso effettuato.
Chi si occupa di donne in difficoltà e soprattutto di donne che hanno subito violenza, deve avere la capacità di essere lungimirante e lavorare, fin da subito, per un obiettivo specifico: sostenere le donne a riprendersi “una vita normale”. Questo significa riconoscere quello che è successo e le conseguenze emotive e materiali, per essere in grado di fornire alle donne strumenti per rientrare nel mondo investendo sulle proprie capacità, personali e professionali. Il lavoro di rete è la strategia a cui è indispensabile ricorrere per attivare percorsi di ricostruzione di progetti individuali complessi, per questo il progetto promuove incontri organizzativi e di confronto che facilitino la collaborazione tra le realtà della rete di servizi per il buon esito delle attività previste.
Finalità del progetto quindi è anche quella di migliorare gli interventi in favore delle donne vittime attraverso i servizi forniti anche da una rete integrata per prevenzione, sostegno, contrasto e progetti di autonomia, servizi che favoriscano il recupero della identità e della dignità della donna, annullate sia dalla violenza sia delle diverse difficoltà che deve affrontare.
CENTRO D’ASCOLTO ARIEL
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